Vero: i link in ingresso aiutano a posizionarsi su Google, ma…
La loro importanza si è un po’ ridimensionata, poiché l’uso di pratiche di link building fraudolente ha spinto i motori di ricerca, Google in primis, a correre ai ripari. Attualmente sappiamo bene come la qualità e la pertinenza dei link in entrata siano più importanti del loro numero.
Come la mettiamo coi social media? Utilizzandoli, possiamo arrivare a diffondere in maniera esponenziale un link alla pagina che ci interessa; ma questo ha effettivamente un impatto sul posizionamento della pagina stessa?
Nel 2014, Matt Cutts (capo del team antispam di Google) ha detto chiaramente che i segnali provenienti dai social media non sono contemplati nell’algoritmo di Google, ma altrettanto chiaramente ha detto che:
“Facebook and Twitter pages are treated like any other pages in our web index, and so if something occurs on Twitter or occurs on Facebook and we’re able to crawl it then we can return that in our search results.”
Ovvero: nell’indice di Google, le pagine Facebook e Twitter sono trattate come qualunque altra.
A rigor di logica, quindi, se è sempre maggiore il peso dato alla qualità dei link in ingresso piuttosto che la loro quantità, sarà più importante che i nostri profili/pagine social siano seguiti da account reali e di buona qualità, piuttosto che da una moltitudine di altri profili di scarso valore (perché fasulli, creati ad hoc per distribuire condivisioni, inattivi o comperati).
E tuttavia i link, nella maggior parte dei social, sono di tipo nofollow, per cui non passano alcun valore.
Anche se per ora (il web è sempre in evoluzione e le cose potrebbero anche cambiare) il “peso” dei canali social non ha influenza diretta sul ranking di una pagina web, è però indubbio che le pagine e i profili social siano facilmente indicizzati ed è indubbio che più ci facciamo conoscere, più la gente parlerà di noi (segnali sociali): per questo è fondamentale, se si sceglie di esserci, esserci bene; se la nostra presenza su queste piattaforme è curata e pertinente, il nostro sito riceverà traffico interessato e di qualità anche da esse.
Alcuni punti spiegano come essere presenti in modo efficace:
- Provate a cercare sul web un marchio famoso: spesso vedrete che diversi posti della SERP sono presidiati dai profili social ufficiali, anche se non sono occupati da pagine del sito del brand.
- Se l’azienda ha una pagina Google+, le informazioni presenti in essa verranno con tutta probabilità riportate nel riquadro ben evidenziato in alto a destra, che fornisce una breve panoramica.
- Gli utenti dei social tendono a cercare gli account delle aziende che conoscono sui loro network preferiti e a seguirli, in maniera da poter vedere quando vengono condivisi aggiornamenti interessanti.
- Tramite i social media, un’azienda può dare una percezione di sé più vicina all’utente, più personale: se la pagina è ben gestita, chi la segue si lascerà coinvolgere e portare volentieri nel sito.
- Bing: in alcuni paesi il motore di ricerca di Microsoft è largamente utilizzato, e Bing considera l’autorevolezza dei profili social come fattore di posizionamento:
We do look at the social authority of a user. We look at how many people you follow, how many follow you, and this can add a little weight to a listing in regular search results.
In conclusione, una strategia di web marketing dovrebbe sempre includere i social media, anche da un punto di vista SEO: pur non avendo, al momento e su Google, influenza diretta sul posizionamento, hanno comunque un’influenza indiretta efficace e sono degli strumenti indispensabili per occupare col proprio brand un maggior numero di posizioni nelle pagine dei risultati, portare utenti già interessati a condividere aggiornamenti e a visitare il nostro sito.
YouTube? Beh, è fuor di dubbio che un canale Youtube ottimizzato a dovere (e magari anche una pagina G+ ben configurata e aggiornata regolarmente) vada facilmente a prendere posti in SERP. In poche parole: meglio esserci (e esserci bene)!